La pupilla, Venezia, Valvasense, 1735

Vignetta Frontespizio
 PARTE PRIMA
 
 TRITICONE tutore, ROSALBA pupilla, GIACINTO amante di Rosalba finto astrologo
 
 Rosalba (Sola)
 Misera condizion del nostro sesso!
 In ogni stato, in ogni età le donne
 sono sempre soggette e sempre schiave.
 Fin che siamo ragazze
5del padre e della madre
 la catena ci lega e fino quando
 orfanelle restiamo
 col laccio del tutor legate siamo.
 Se passiam a marito,
10ecco un nodo più forte,
 che non si scioglie più sino alla morte,
 ma nodo tal, per quello
 che sento a raccontar da tante e tante,
 d’ogn’altro assai più duro e più pesante.
15Se poi questo si scioglie e vedovella
 resta l’afflitta donna,
 in loco d’aquistar sua libertade,
 in un laccio peggior, misera, cade,
 laccio che dal maligno
20mondo gli vien tessuto;
 ognun guarda i suoi passi,
 ognun pesa i suoi detti ed un veniale
 peccato in lei può divenir mortale.
 Lo diceva mia madre
25che, vedova rimasta e giovinetta,
 spesse volte costretta
 di pianger si trovò benché innocente
 per satirica lingua e maldicente.
 Ma fra tanti malanni
30credo che sia il peggiore
 quello d’esser soggetta ad un tutore
 indiscreto, noioso,
 cativo, fastidioso.
 Questo meschina è il laccio mio crudele.
35Ma saprò liberarmi
 da tanta soggezion col maritarmi.
 Verrà quel dì ma intanto
 ch’io mi trovo soletta, alle mie noie
 rimedierò col canto.
40Cantar vuo’ quell’arietta:
 «Bella, se ti me lasci...»
 Ma no, ch’è troppo vecchia. È meglio questa:
 «Come sul far del dì...» Questa è vechissima.
 «Mia cara paronzina...»
45È troppo vile, oibò.
 Affé che l’ho trovata.
 Io questa canterò
 sopra d’un augellin tutto amoroso
 composta in venezian stile curioso.
 
50   Quell’oselin desmestego
 che passarin gh’ha nome,
 oh se vedessi come
 l’ama la passarella,
 sempre el se vede a quella
55d’intorno a svolazzar.
 
    Cusì anca mi desidero
 passera abbandonada
 d’esser accompagnada
 da un passerin che sappia
60cossa vol dir amar.
 
 Triticone
 Rosalba, io già non dico
 che il cantar sia indecente,
 pur talvolta è cagion di qualche male,
 per essempio talun passa per strada,
65sente a cantar, si ferma, esso dimanda
 chi abita quivi e chi è colei che canta;
 gli risponde un vicino:
 «Quest’è una giovinetta
 bizzara, graziosetta» e che so io;
70tosto in quel passaggiero entra il desio
 di vedervi e parlarvi, onde vedete
 se il cantar fa più mal che non credete.
 Rosalba
 Permettete, signor, ch’io vi risponda
 col dovuto rispetto.
75Supposto tutto quel che avete detto,
 se un giovin si fermasse,
 mi sentisse cantar, di me cercasse,
 mi volesse veder, parlarmi ancora,
 che mal sarebbe mai?
 Triticone
                                           Zitto! Che dite?
80Che mal sarebbe mai? Tutto quel male
 che immaginar si può. Se voi sapeste
 cosa sono figliola
 i giovin d’oggidì! Altro non cercano
 che ingannar le fanciulle.
 Rosalba
85Sì buona non sarei
 di lasciarmi ingannar.
 Triticone
                                           Eh semplicetta,
 è tanta l’arte loro e il loro ingegno
 che donna già matura
 fuggir non sa il periglio;
90pensate voi che siete
 giovin di prima età, senza consiglio.
 Rosalba
 Gl’uomini dunque son tanto cattivi?
 Triticone
 Non tutti figlia mia ma per lo più
 il peggior mal sta nella gioventù.
 Rosalba
95E dovrò dunque sempre
 star ritirata in casa,
 non cantar, non parlar, con questa vita
 voi volete ch’io mora intisichita.
 Triticone
 Un poco di pazienza;
100io saprò consolarvi.
 Rosalba
                                      In qual maniera?
 Triticone
 Dirvela ancor non deggio.
 Rosalba
 Deh non mi tormentate;
 sapete che le donne son curiose;
 ditelo adesso dunque, se mi amate.
 Triticone
105(A un sì forte scongiuro io non ressisto,
 l’amo purtroppo). Udite,
 vi voglio maritar.
 Rosalba
                                   Ma come mai?
 Se tanto mal degl’uomini diceste?
 Triticone
 Dei gioveni parlai ma non dei vecchi.
 Rosalba
110Che? Forse?...
 Triticone
                             Sì mia cara;
 io voglio maritarvi
 ed un vecchio prudente io voglio darvi.
 Rosalba
 Un vecchio, un vecchio a me?
 (Il mio signor tutor s’inganna affé).
 Triticone
 
115   Che gran fortuna
 se vi toccasse
 un vecchiarello
 robusto e bello,
 come son io!
 
120   I gioveni d’oggi
 credetemi, o figlia,
 non serbano fede,
 ben pazza è chi crede
 al loro desio.
 
 Giacinto
125Oh per amor del cielo
 perdonate l’ardire!
 Rosalba
 Come sarebbe a dire?
 Chi è lei, cosa commanda in casa mia?
 Giacinto
 Dirò la verità. Io da un balcone
130fui chiamato per nome e mi fu detto
 ch’entrassi in questa porta,
 entrai, non viddi alcun, qui m’avvanzai
 ove trovar chi mi chiamò pensai.
 (Ecco l’idolo mio).
 Rosalba
                                    (Che bel sembiante!)
 Triticone
135Voi vi siete ingannato e certamente
 qui nessun vi chiamò.
 Giacinto
                                           Dunque ritorno
 e all’innocente error chieggo perdono.
 (Potessi almen dir a colei chi sono).
 Rosalba
 (Più ch’io guardo quel volto, ei più mi piace).
 Triticone
140Signor andate in pace.
 Ma ditemi di grazia,
 che cos’è quell’imbroglio?
 Giacinto
 La canna con cui soglio
 la gente astrologar.
 Triticone
                                     Voi siete astrologo?
 Giacinto
145Sì signor, per servirla.
 Triticone
 Che è lo stesso che dire un vagabondo
 che rubba li denari e gabba il mondo.
 Giacinto
 Se voi mi conosceste,
 non direste così.
 Triticone
                                 Non siete astrologo?
 Giacinto
150Lo son ma non di quelli da donzina.
 Son uno che indovina
 il presente, il passato ed il futuro.
 Non già con senso oscuro,
 ambiguo, amfibologico, imbrogliato
155ma in un modo assai schietto e non usato.
 Triticone
 Vera o falsa che sia,
 è sempre un’illusion l’astrologia.
 Rosalba
 (Oh che voglia mi sento
 di farmi astrologar!)
 Giacinto
                                        Io mi contento,
160se lasciarvi servir da me degnate,
 che se non dico il ver non mi paghiate.
 E datemi la prova;
 se il passato indovino, io so che allora
 dell’avvenir mi crederete ancora.
 Rosalba
165(Ha proprio un volto amabile,
 è grazioso, è gentil, egl’è adorabile).
 Triticone
 Orsù voglio provarvi.
 Giacinto
 Tiriamoci in disparte.
 Triticone
 Sì sì, non istà ben che la ragazza
170della mia gioventù senta gl’errori.
 Rosalba ritiratevi.
 Rosalba
 V’obbedisco signor ma arricordatevi
 che doppo voglio anch’io
 farmi certo predire il destin mio. (Si ritira)
 Giacinto
175Mostratemi la mano. Ella è imbrogliata.
 Triticone
 Come sarebbe a dir?
 Giacinto
                                         Tutto vi spiego.
 Triticone
 Ma parlatemi chiaro, io ve ne priego.
 Giacinto
 Comincio dal passato.
 Triticone
                                           Bene, bene,
 dite pur, che v’ascolto.
 Giacinto
180(Potessi astrologar quel vago volto!)
 
    Nell’età giovine
 Cupido e Venere
 vi dominò;
 
    ed una femina
185di spirto nobile
 v’incatenò.
 
 Triticone
 Basta, basta così. (Se più s’avvanza
 ei scoprirà di peggio).
 Il passato in narrar siete eccellente,
190dite pure il presente.
 Giacinto
 
    Ed ora che le ceneri
 sul vostro crin si spargono
 da un vago volto amabile
 siete ferito ancor.
 
 Triticone
195Purtroppo è ver, purtroppo
 grand’astrologo siete in fede mia,
 deh prosseguite pur l’astrologia.
 Giacinto
 
    Ma questa femina
 di cuor volubile
200vi burlerà.
 
    Perch’ella è giovine
 con queste ceneri
 non si confà.
 
 Triticone
 (Quest’è quel che mi pesa
205ma saprò ben con arti buone e belle
 vincer gl’influssi delle avverse stelle).
 Un gran concetto io formo
 della vostra virtù.
 Rosalba
                                   Che diavol fatte? (Torna)
 Non è finita ancor questa facenda?
210Avvertite, signor, che voglio anch’io...
 Triticone
 Sì sì, ma ancor per poco
 ritiratevi in grazia.
 Giacinto
 (Oh che volto gentil!)
 Rosalba
                                          (Che bella grazia!)
 Triticone
 Voi, signor indovino,
215del passato e presente
 m’indovinaste affé tutto a puntino;
 ma perché del futuro
 non vorrei s’averasse il vostro detto,
 mi ritrovo costretto
220supplicarvi di cosa che alla fine
 non è per voi disonorata e vile
 e a me giovar potria, più se un tesoro
 mi donaste ripien di gemme ed oro.
 Giacinto
 Commandatemi pur, ch’io vi prometto
225obbedienza e fede.
 Triticone
 Ed io prometto a voi buona mercede.
 Quella figlia che meco
 ritrovaste, signore, è mia pupilla;
 io sono il suo tutor ma il suo sembiante
230d’essa mi rese sviscerato amante;
 sempre temei, ed or più che mai temo,
 ch’ella alle nevi mie non si riscaldi.
 Giacinto
 Ma che far vi poss’io?
 Triticone
                                          Molto potete.
 Fingendo astrologarla,
235mostrate di predir che il suo destino
 la vuole per suo ben moglie d’un vecchio,
 che un giovine potrebbe
 esser la sua rovina e cose tali,
 sicché avendo desio di maritarsi,
240la giovine di me possa invogliarsi.
 Giacinto
 Lasciate fare a me, state sicuro,
 persuaderla saprò, io ve lo giuro.
 Triticone
 Caro fratello, intanto
 ch’io vuo a prender per voi un regalone,
245fatte, ma come va, l’operazione.
 Rosalba uscite pure, io mi contento
 che quest’uomo da bene
 vi dica la ventura
 e state pur sicura
250che tutti i detti suoi son verità,
 badate a lui che non v’ingannerà. (Si ritira)
 Rosalba
 Ecco pronta la mano. (Oh me felice!)
 Giacinto
 Bella, poiché la sorte
 seconda il desir mio,
255permettetemi ormai ch’a voi palese
 faccia il mio nome e il grado mio discopra;
 astrologo non son ma cavaliere,
 io Giacinto m’appello ed in fortune
 e in nobiltade alcun non mi sorpassa;
260v’amo, v’adoro e vi desio per sposa,
 se mi siete pietosa,
 sarete fortunata ed io felice;
 non temete il tutor, fuor d’ogni intrico
 io levarvi saprò; so quel che dico.
 Rosalba
265Signor mi sorprendete...
 Giacinto
 Non v’è tempo da perdere,
 Triticone ritorna,
 dite pur se aggradite l’amor mio.
 Rosalba
 Gradisco l’amor vostro e v’amo anch’io.
270Ma Triticon...
 Giacinto
                            Tacete.
 Leggete questo foglio,
 fate quel ch’ei vi dice e non temete.
 Triticone
 E ben, Rosalba mia, siete contenta?
 Rosalba
 Sì signor, contentissima.
 Triticone
275Vi ha detto cose buone l’indovino?
 Rosalba
 Non mi potea predir miglior destino.
 Triticone
 (Il negozio va bene,
 l’astrologo eccellente
 certo che all’amor mio la persuase).
280Amico.
 Giacinto
                 Mio signor.
 Triticone
                                        Quest’è una doppia,
 se pagato non siete,
 della mia protezion sempre godrete.
 Giacinto
 Pagato, pagatissimo.
 Servitor mio padron, servo umilissimo.
 Triticone, Rosalba, Giacinto a tre
 
285   Che bella scienza
 l’astrologia!
 In essa spero
 la pace mia.
 E il mio contento
290tutto trovar.
 
 Triticone
 
    Signor astrologo,
 vi son tenuto.
 
 Rosalba
 
 Che siate pure
 il benvenuto.
 
 Giacinto
 
295   Voi siete, signore,
 signora voi siete
 padroni di me.
 
 Triticone
 
    Oh che uomo cortese!
 
 Rosalba
 
 Che grazia! Che brio!
 
 Giacinto
 
300Bell’idolo mio,
 languisco per te.
 
 a tre
 
    Oh che contento!
 Che gioia ch’io sento!
 Mi giubila il core nel sen.
 
 Giacinto
 
305   Signor Triticone,
 gli fo riverenza.
 
 Triticone
 
 (Che giovin garbato!)
 
 Rosalba
 
 (Che bella presenza!)
 
 Giacinto
 
 E voi, mia signora,
310serbate in memoria
 che per vostra gloria
 voi scieglier dovete...
 
 Triticone
 
 Un vecchio.
 
 Giacinto
 
                         Sicuro.
 
 Rosalba
 
 (Voi solo, vel giuro).
 
 a tre
 
315Felice già sono,
 più dubio non v’è.
 
 Fine della prima parte